mercoledì 22 giugno 2011

Mandorle

-Assurdo come abbiamo deciso di vivere insieme io e te, neanche ci conosciamo -

Sorrido, mentre ti ascolto apro il frigo: desolazione totale, una settimana intera passata in casa a fare l'amore dormire e ancora a fare l'amore, chi ci pensava a riempire il frigo?
Unico superstite un cartone di latte di mandorle, pieno a metà.
Circa.

Svito il tappo, che fa quel rumore di alette che mi piace e ti rispondo

- probabilmente se ci fossimo conosciuti prima, avremmo deciso di non provarci e ci saremmo persi questa settimana appena passata, sii grato quindi del fatto che non ci conosciamo!-

Appari poco convinto e ti giri per fare il caffè, blaterando della nostra incoscienza, innervosendomi un pò.

Sorridendo comunque  mi scolo quel poco di latte rimasto , ti tiro addosso il cartone vuoto, con delicatezza e decisione, il tanto da farti rivoltare.

Mi guardi stupito e divertito

- E bada che sei fortunato-  ti dico -pensa che quando mi innervosisco tiro tutto quello che ho a portata di mano, occhio a non farmi innervosire mentre affetto la verdura..-

Ridi, ti avvicini e puntandomi un dito sulla punta del naso mi riprendi
- Guarda che con me bisogna avere atteggiamenti carini eh, a me piacciono le ragazze dolci, educate e moderate...-

-caspita, più dolci di me?-  ti bacio - senti? i miei baci profumano di mandorle!-

Ti mordi il labbro inferiore e sorridendo mi scanzi via

-Si!-
  mi dici  voltandoti verso di me
 -come il cianuro!-

...

"...quelle prime notti ti ascoltavo respirare e mi commuovevo del battito del tuo cuore, eri vivo fra le mie braccia..." 

martedì 21 giugno 2011

FATTORE "EX"

Stanotte non avevo pace, avevo tantissimi pensieri per la testa.
Volevo creare, volevo disfare fino a che, alle 3 di notte, mi arriva un messaggino:


-  Auguri... trovo assurdo come dopo tutto questo tempo che non ci vediamo, il pensiero di te mi faccia ancora girare la testa...-


Non avevo il nome registrato sul cell, ma sapevo benissimo chi era, il mio primo amore, quello vero, quello che ancora adesso mi fa soffrire nonostante siano passati 10 anni.
Il perchè degli auguri non voglio dirlo, ma posso dirvi che in un attimo pensando a lui la mia mente si è resettata e ho pensato a come eravamo noi, a come nonostante dieci anni di distanza e diverse storie avute da entrambi ancora non ci siamo lasciati.
E a come l'ho odiato quando ci siamo lasciati, ecco la poesia qui sotto l'ho scritta pochi mesi dopo la nostra separazione.


FATTORE "EX"


immagino
che immagini
di avere fra le dita ancora il mio odore

immagino
che immagini
di avere nella gola ancora il mio fiato

che il mio sapore
intorpidisce ancora la tua lingua

immagino
che immagini
ancora i miei occhi a indovinarti le voglie


l'abbraccio effimero dei miei sensi
scuote ancora le tue notti vergini

immagino
che cerchi ancora invano
di ricordare i miei lineamenti

immagino
che cerchi ancora invano
di espellere il mio corpo dal tuo

ma i miei sensi
simbiotici al tuo organismo
quelli

non li puoi rimuovere

e ancora
la notte

immagino
che immagini
a dita nude

il disegno del mio corpo
accanto al tuo





C'è chi dice che il vero amore si incontra una volta nella vita, ma chi dice che debba durare per sempre?





domenica 19 giugno 2011

Dichiarazione d'amore e intenzioni

-...and every single door, that Ive walked through
brings me back here again...-
                                                        -The chamber of 32 doors-
                                                                                           Genesis

Sono tornata a te strisciando come la peggiore delle vipere mon maitre, ho sbavato dalla bocca dalla figa fino al momento in cui non mi hai riaccolta sotto le tue grinfie.
Io sono pazza di te.
E ora ancora cammino verso di te lasciando alle mie spalle una scia di umori e bava come monito, non ho intenzione di avere più alcun pudore.
Sto scrivendo questo post di oggi con le dita ancora sporche di orgasmo, ogni tanto me le lecco con lo stesso animo con cui ci si lecca le ferite, con rassegnazione e abbandono, sono ancora tua vittima e voglio continuare a esserlo,  mi piace, infilo le dita fino in gola e lentamente le tolgo scavandomi nelle guance, sul palato fino a graffiarmi la lingua.
Si, l'ho fatto mon maitre, e ora merito di essere punita.
Come mi hai punita venerdì.
Venerdì ti ho sentito sai,
L'ho sentito, ho sentito con che mano severa mi frustavi, ma sopratutto, ho sentito come mi scopavi.
Hai capito che ogni tanto per raggiungere il mio cervello devi passare dalla figa, e lo hai fatto fisicamente.
A ogni colpo che ricevevo corrispondeva una scarica elettrica dritta ai miei neuroni.
Farò tutto ciò che è in mio potere per essere sempre trattata come la più lurida delle troie.
Io ho scelto la gabbia, il resto sta a te.

Questa è una dichiarazione di amore e di intenzioni mon maitre!
Cattive intenzioni!

giovedì 16 giugno 2011

Le mani di una bambina

Le suore quell'estate ci portarono un mese in montagna, a Montalto in provincia di Ascoli Piceno, io avevo 6 anni, una fervida immaginazione e il vizio di volermi perdere ovunque.
Mi piaceva perdermi e mi piace tutt'ora.
Quindi arrivate alla colonia estiva delle salesiane, neanche il tempo di sistemare le mie cose nel dormitorio che gia mi aggiravo per lo stabile curiosa e senza freni.
Era e è tutt'ora, una villa del 700, immensa, ricordo ancora la sensazione che ho avuto la prima volta che ho appoggiato la mano al corrimano in marmo delle scale, era all'altezza precisa delle mie spalle, scesi piano piano sentendo il marmo freddo scivolare sotto il palmo e guardando la mia mano che non riusciva a racchiuderne tutto lo spessore, arrivata in fondo alle scale guardai in alto a bocca aperta, non riuscivo a credere quanto grande fosse quell'androne delle scale.
Le suore giravano come formichine in tutta la villa, eravamo circa 50 bambine e fra cucina dormitori refettori e lavanderie  appena arrivate avevano il loro da fare, ma notavo che comunque ero sempre sotto il loro sguardo, non mi perdevano di vista un attimo, questo mi rassicurava da una parte e mi spingeva a osare di più dall'altra.
All'esterno della villa, dietro la cucina c'era una terrazza che si estendeva a perdita d'occhio, piena di lenzuola bianche stese era una giornata di sole pazzesca e il riverbero del bianco mi infastidiva, e allora socchiusi gli occhi e cominciai a correrci in mezzo a braccia aperte sfiorando con la punta delle  dita le lenzuola ancora umide solo il giusto per sentirne il fresco e la ruvidità poi ci appoggiai la fronte per rinfrescarmi e a pieno naso insiprai quell'odore di sapone di marsiglia che mi resi conto poi, col vento a favore, che riusciva a arrivare diretto nei corridoi e nei dormitori, quel profumo è ancora un ricordo lucidissimo di quell'estate.
A sinistra della terrazza c'era la scala che portava al campo d'erba dove avremmo svolto le varie attività ludiche.
La scala era costeggiata da dei fiori, le bocche di leone!
Che erano bocche di leone me lo disse una suora più avanti, ma mentre scendevo le scale li osservavo e sfioravo.
Erano color rosa e avevano una specie di panciotto giallo che usciva fuori come una lingua, con un dito lo toccai e mi sporcai di giallo, era una polverina morbidissima, sembrava borotalco, ne colsi un paio e me li misi nelle tasche dei pantaloncini, avevo le mani sporche di quel borotalco giallo,quando ad un tratto mi resi conto che un codino mi si stava allentando e quasi come riflesso incondizionato misi le mani fra i capelli per stringere l'elastico, solo un attimo dopo realizzai che probabilmente mi stavo impiastrando tutta la testa e , infatti mi fermai, non sapevo cosa fare, poi pensai che tanto il danno era fatto feci spallucce e continuai a stringermi il codino disubbidiente.
Il mio giro continuò per tutto il perimetro della casa, finchè non tornai al punto di partenza e mi riunii alle altre bimbe.
Suor Luigia mi venne incontro sorridendo mi scosse i riccioli impiastrati di giallo, mi chiese come fosse andato il giro di perlustrazione e se ero pronta per pranzare, annuendo le presi la mano e ci dirigemmo verso il refettorio con tutte le altre.
Suor Luigia era altissima, dovevo piegare tutta la testa indietro se volevo guardarla in viso mentre camminavamo, aveva gli occhi grigi e un ciuffo di capelli neri che gli usciva dal velo, credo che al tempo avesse avuto gia una cinquantina di anni, mi chiedevo al tempo e ancora adesso, come una donna così bella avesse potuto prendere la decisione di farsi suora, però allo stesso tempo ne ero felice, Suor Luigia era davvero forte, prendeva in giro insieme a me le altre suore poi  se non mi andava il passato di verdure non me lo dava e bastava solo quest'ultima cosa a renderla un mito ai miei occhi di bambina capricciosa.
Un giorno proprio lei prese in disparte noi piccole (5-8 anni) e ci disse di prepararci che nel pomeriggio saremmo andate in un posto magico misterioso a cercare dei tesori.
Delirio!
Salimmo sul pulmino tutte eccitate e dopo un pò arrivammo al posto misterioso, in cima a una collinetta e in mezzo a una specie di boschetto dove nel mezzo c'era una chiesetta.
-Io sono gia tre anni che vengo qui-   
mi disse Moira una bimba di otto anni  - quella è una chiesa stregata!- continuò
Io non riuscivo a collegare come poteva essere stregata  una chiesa dove dentro c'era Gesù, per me di stregato poteva esserci una casa, non una chiesa!
Tentai di avvicinarmi all'ingresso, ma era chiuso con catene grosse e pesanti, pensai che fosse era stregata davvero e cominciai a scuoterle ma erano legate bene, feci un giro intorno, ma le finestre erano troppo alte e continuai a cercare un buco nei muri  finchè Suor Luigia e Suor Caterina non vennero a prendermi per portarmi dove erano le altre.
Ci misero tutte in cerchio e ci dissero che avremmo fatto una caccia al tesoro, ci divisero in tre gruppi amalgamati in modo che almeno una di noi sapesse leggere e ci diedero una mappa.
Non ricordo cosa e dove dovessimo cercare, ma ricordo che nella ricerca, a terra spesso si trovavano come delle chioccioline di mare, delle conchiglie perlate di varie sfumature andavano dal lilla al blu, ricordo che ne raccolsi a decine, erano piccole come un unghia e quel boschetto ne era pieno.
Alla fine della caccia, il mio gruppo perse disastrosamente perchè la bambina che avrebbe dovuto saper leggere faceva ancora  fatica a leggere il corsivo e le mappe erano tutte scritte a mano dalle suore, fraintendeva la p con la b, un disastro insomma, ma a me non importava perchè io avevo il mio tesoro che portai con orgoglio a Suor Luigia chiedendole come potevano delle conchiglie trovarsi in montagna, lei mi guardò sempre sorridente e mi disse 
-te l'ho detto che vi avrei portate in un luogo magico e misterioso!-
Sorrisi felice e nascosi nel marsupio il mio tesoro.

...

Tre anni fa, tornai a Montalto con il mio ex, abitavamo a Pesaro e spesso andavamo in giro in moto per le marche a passare il week end e  una volta gli chiesi se gli sarebbe andato di farmi fare un tuffo nel passato e portarmi alla colonia delle salesiane.
Quando arrivammo  la suora che ci aprii era un pò scettica nel farci entrare perchè oramai quella non era più una colonia ma solo un luogo di ritiro per suore in là con l'età, le dissi che saremmo stati poco e ci fece entrare.
Subito mi diressi all'esterno, sulla terrazza che 20 anni fa mi sembrava interminabile e la sensazione fu stranissima, tutto era esattamente come mi ricordavo, ma più piccolo, mi diressi alla ringhiera che una volta mi obbligava a mettermi in punta di piedi per poter vedere oltre, in quel momento invece dovevo fare addirittura attenzione a non sporgermi troppo per non cadere.
C'erano ancora i fili di ferro per stendere in buona parte della terrazza, ma erano così arrugginiti, sicuramente erano anni che non veniva steso nulla, sentii un nodo in gola.
A sinistra trovammo la scala che portava al prato, ma a metà di essa era stato posto un cancello con un chiavistello e non vi era più traccia delle bocche di leone, solo erba gramigna e soffioni che perdevano pelucchi nell'aria, altro nodo in gola.
Nel tornare indietro parlando con la suorina che ci aveva aperto poi scoprii che quella che credevamo una chiesa stregata altro non era che una chiesina sconsacrata che veniva usata come magazzino per conservare sedie e tavoli di plastica che servivano una volta all'anno per la festa del paese, ma quando le parlai delle conchiglie sparse per il boschetto non seppe darmi risposta.
Dall'esterno salimmo al secondo piano dove una volta c'erano i nostri domitori, i corridoi non erano più così lunghi e le finestre non erano più così grandi, sorridendo mi affacciai a una di esse, caspita, tutta un'altra prospettiva!
Chiacchierando sempre con la nostra accompagnatrice chiesi se per caso conoscesse Suor Luigia e se potesse mettermi in contatto con lei, mi disse che era li da relativamente poco e le spiaceva ma non poteva essermi di aiuto.
Tornammo all'ingresso, ma per scendere usammo lo scalone principale.
Mi fermai un attimo.
Il corrimano che una volta mi arrivava alle spalle ora era all'altezza giusta del bacino, e mentre scendevo ripercorrevo con la mente la prima volta che lo feci 20 anni prima, il marmo scorreva ancora freddo e liscio sotto il mio palmo e con mia grande sorpresa notai che una cosa da 20 anni a questa parte non era cambiata, la mia mano ancora non riusciva a afferrarlo in tutto il suo spessore.

Sorrisi guardando le mie mani ferme a 20 anni prima.

Guardai un attimo il mio ex che ricambiò il mio sorriso, strinsi un labbro fra i denti, lui mi strinse a se e fra le sue braccia mi sciolsi in lacrime.

Lacrime che a sei anni mai avrei immaginato di versare.




P.S. lo so che avete fermato la musica, ora vi consiglio invece di ascoltare tutto il brano a occhi chiusi e a pensare a una bambina coi riccioli sporchi di borotalco giallo che corre fra lenzuola appena stese...







martedì 14 giugno 2011

La verità

La verità è che quando con le dita frugo nella figa e inondo le lenzuola di umori e amori, l'unico nome che ho stampato sulle labbra è il tuo.
E non te lo meriti.
E io non me lo merito.

Vaffanculo.

mercoledì 8 giugno 2011

Gli occhi e la viola

-Un giorno ti ammazzerò e raccoglierò i tuoi occhi con un cucchiaino da tè-

...

Quanto mi piaceva stare con G.
Maestro di musica, suonava la viola!
Io manco sapevo dell'esistenza della viola fino a quando non ho conosciuto lui.
Diceva che il mio sguardo gli ricordava la drammaticità che ha il suono della viola.
Era fissato, ogni volta che ci incontravamo mi regalava un aforisma apposta per i miei occhi.
Credo non gli interessasse niente altro, era solo drogato dei miei occhi.

Passavamo pomeriggi interminabili insieme, parlavamo ininterrottamente per ore.
Suonava la viola per me, e quando gli chiedevo che brano stesse interpretando mi sgridava dicendo di non interromperlo, che tanto anche se mi avesse detto il compositore ero troppo ignorante per conoscerlo.
Era vero, al suo fianco ero la più stupida delle ignoranti.
Mi faceva sentire piccola piccola, una nullità, amavo quella sensazione.

Era imponente, una personalità immensa, un pugno nello stomaco davvero.
Mi piaceva essergli accanto, mi piaceva il suo sguardo perso e disinteressato mentre gli raccontavo la mia giornata.

Mi è piaciuto anche fargli credere che ero vergine la prima volta che abbiamo scopato, perchè lui la mia verginità se la meritava.
Avrei riacquistato la mia verginità cento volte solo per poterla perdere di nuovo con lui ain altrettante occasioni.
Non è stato lui a chiedermelo se lo fossi o meno, sono stata io a volerglielo dire.

Nudi e con le mie gambe legate dietro la sua schiena, un attimo prima che mi penetrasse gli dissi che ero vergine, glielo dissi perchè lo avrei desiderato davvero, essere vergine per lui.
Lui non fece una piega semplicemente all'orecchio mi sussurrò:
 -preparati allora perchè credo che ti farò molto male-
e mi fece male davvero,non ebbe il minimo rispetto per la mia falsa verginità, non ero più vergine ma una foga simile non l'avevo mai sperimentata.
Piangevo dal dolore per i crampi i morsi e i graffi, ma non gli dissi mai di fermarsi per paura che potesse farlo.
Mi obbligò in diverse posizioni, e in tutte voleva comunque fissarmi negli occhi.
Anche a novanta, mi prese per il collo e mi girò verso se, temevo che sarebbe arrivato a romperlo per come lo torceva, ma sarei morta volentieri pur di compiacerlo, sarei morta coi suoi occhi nei miei.
Alla fine di tutto si accasciò al mio fianco e fissandomi negli occhi mi chiese scusa per la brutalità con cui mi aveva scopata, io no dissi nulla, mi limitai a sorridere e a tirar su col naso.
Con una mano mi asciugò una guancia che era ancora bagnata dalle lacrime e mi disse che erano i miei occhi a renderlo un animale, che erano i miei sguardi a risvegliare in lui una violenza inaudita.
E fu allora che me lo disse, chiudendomi gli occhi:

-Un giorno ti ammazzerò e raccoglierò i tuoi occhi con un cucchiaino da tè-

E riprendemmo a scopare.



lunedì 6 giugno 2011

Libero arbitrio

LIBERO ARBITRIO: Facoltà dell'uomo di decidere delle proprie azioni e della propria volontà  indipendentemente dalla volontà di dio.

Ci sono problemi mon maitre, e anche abbastanza grandi.
Mi hai detto che per questo motivo non eri neanche in grado di sapere quando e come ci saremmo rivisti.
Mi hai detto che potevo  scegliere di lasciarti, di cercare un altro padrone.
Mi hai detto che potevo scegliere anche di aspettarti e vedere se le cose miglioravano col tempo.
Mi hai detto che potevo scegliere.

Ti ho quindi chiesto se volevi per me un altro padrone, se saresti stato felice di sapermi sotto le mani di qualcun altro.
Mi hai detto che non ne saresti stato felice, ma che io avrei potuto scegliere cosa fare perchè capivi le mie esigenze  e non avresti tollerato di rendermi infelice.
Vaffanculo.
Io non voglio la facoltà di scegliere.
Se avessi voluto il libero arbitrio non mi sarei cercata un padrone.
Io non sono ne voglio essere nessuno per scegliere.
La scelta impone delle responsabilità che come schiava ho deciso di non avere.
Come donna scelgo di essere schiava.
Come schiava scelgo di non scegliere.

Ti ho detto che tu sei il mio padrone e che tu devi decidere che fare di me.

Quindi dopo mezz'ora di inutili convenevoli hai preso una decisione.
Mi hai detto di aspettarti.
Mi hai detto che il mio culo appartiene solo a te che che solo tu potevi goderne.
Mi hai dato l'autorizzazione anche a godere da sola e stanotte credo avrò numerosi e bagnatissimi orgasmi fra le mie lenzuola, finalmente!

Mon maitre, so di essere una delle tante.
So che non ho un valore inestimabile.

So che come sono arrivata un giorno me ne andrò senza troppo rumore e avanti la prossima, ma io ci ho messo 10 anni a trovare qualcuno di cui  fidarmi  e tu, di questo, devi tenerne assolutamente conto.